Eroi e Miti della Tomba François-Parte III
Anfiarao. L’ultimo periodo della vita di questo personaggio è strettamente legato alle vicende che videro protagonisti Eteocle e Polinice, i due figli maschi di Edipo e Giocasta, anch’essi ritratti all’interno della Tomba dei Saties. Dopo che Edipo ebbe sconfitto Sfinge, la mostruosa creatura che minacciava Tebe, fu acclamato re dagli stessi tebani. Tuttavia una grave pestilenza si abbatté sulla città. Furono allora inviati messaggeri a Delfi per avere un responso dall’Oracolo in merito al motivo di tale flagello e l’Oracolo così rispose “Scacciate dalla città l’assassino di Laio” 1) Venne perciò chiamato a Tebe Tiresia l’indovino più famoso della Grecia, che rivelò che la pestilenza sarebbe cessata solo quando uno degli Sparti, fosse morto per il bene della città. 2) Meneceo padre di Giocasta e discendente di uno dei 5 nati dal dente del serpente ucciso da Cadmo, ritenendo che si trattasse di lui, si gettò dalle mura della città uccidendosi. Tutti elogiarono il gesto ma Tiresia annunciò “Meneceo ha fatto bene; la pestilenza ora cesserà. Tuttavia gli dei avevano in mente un altro degli uomini Sparti, uno della terza generazione; egli uccise suo padre e sposò sua madre. Sappi Giocasta che egli è tuo marito Edipo” 3) Sconvolta dalla notizia Giocasta che aveva procreato con il figlio-marito Eteocle, Polinice, Antigone ed Ismene, si uccise mentre Creonte, fratello di Giocasta, cacciò Edipo da Tebe. Edipo per la vergogna si accecò con uno spillone della veste di Giocasta e partì accompagnato dalla figlia Antigone, non prima di aver maledetto Eteocle e Polinice, i suoi due figli-fratelli che di fatto, divennero gli eredi al trono. I due pattuirono allora un’alternanza annuale sul regno della città. Tuttavia Eteocle non abdicò in favore del fratello anzi, lo cacciò. Polinice si rifugiò dunque ad Argo dove trovò un altro “stinco di santo”, Tideo, che a sua volta, aveva ucciso il fratello Melanippo a Calidone.
Questo è lo scenario in cui, suo malgrado, fa la sua comparsa Anfiarao. Figlio di Ecleo (secondo qualche malalingua, di Apollo) e di Ipermnestra, aveva avuto in dono da Apollo stesso la preveggenza; cugino di Adrasto, ne aveva sposato la sorella Erifile, perché lo stesso Adrasto, re di Argo, gliela diede in moglie per dirimere un contenzioso sorto fra i due. Ora Adrasto aveva due figlie, ambite da molti principi; dovendo scegliere loro un marito, per non farsi potenti nemici, consultò l’oracolo che rispose “Aggioga ad un carro a due ruote il cinghiale (simbolo di Calidone) ed un leone (simbolo di Tebe) che combattono nel tuo palazzo”. Così Egia e Deipile andarono in spose a Polinice e Tideo. Si trattava ora di reinsediare i due sui troni delle rispettive città e per questo Adrasto riunì i capi argivi Capaneo, Ippomedonte, Partenopeo ed il cugino-cognato Anfiarao invitandoli ad una spedizione contro le due città. Si formò così con Tideo, Polinice e lo stesso Adrasto, la spedizione dei Sette contro Tebe. Ma Anfiarao dato che era un indovino, aveva previsto il fallimento di questa spedizione: perciò si rifiutò di accompagnarli. La sua presenza era tuttavia necessaria, perché serviva una persona fidata che presidiasse la settima porta di Tebe. Anfiarao si nascose in un luogo noto solo a sua moglie che, tuttavia, si fece corrompere da Polinice, che le promise, se avesse rivelato il nascondiglio, la collana dell’eterna giovinezza appartenuta a sua nonna Armonia. Erifile corrotta dal desiderio di possedere un gioiello tanto prezioso, rivelò dove si trovava il marito-cugino che, scoperto, fu costretto a partire. Giunto a Tebe, Anfiarao ebbe l’incarico di attaccare la porta di Omoloide, ma fu sconfitto. Le sue truppe vennero disperse ed Anfiarao fu costretto alla fuga; solo l’intervento di Zeus impedì che venisse ucciso da anonimi soldati. Il dio decise però che Anfiarao sarebbe comunque scomparso e per questo lo fece precipitare in una fossa aperta con uno dei suoi fulmini, direttamente nell’Oltretomba al cospetto di Minosse, che se lo vide arrivare con l’armatura e il carro da guerra.
Recenti studi hanno portato a ritenere che uno dei due Bronzi di Riace custoditi presso il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, raffiguri proprio Anfiarao
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1) Laio re di Tebe sposò Giocasta da cui ebbe un figlio, Edipo, che fece esporre sul monte Citerone per evitare il compiersi di una profezia secondo la quale sarebbe stato ucciso dal figlio, che avrebbe poi sposato la madre. Ma Laio, divenuto vecchio, mentre andava a Delfi a consultare l’oracolo, all’incrocio di una strada ebbe un diverbio con Edipo, che, non riconoscendolo e senza esserne riconosciuto, lo uccise.
2) Sparti, σπαρτόι, è un termine greco che deriva dal verbo Speirein, che significa seminare.
Con questo termine si identificavano un gruppo di guerrieri nati dai denti di un drago. Infatti quando Cadmo fondò Tebe per popolare la città seminò, su indicazione della dea Athena, i denti di un gigantesco serpente da lui ucciso; da questa semina nacquero gli Sparti i quali cominciano a combattersi l’un l’altro, finché restano cinque superstiti Ctonio “del suolo”, Udeo “della terra”, Peloro “serpente”, Iperenore “umo che si alza” ed Echione “vipera” che divennero i capostipiti delle genti tebane.
3) Edipo, nacque da Laio e Giocasta. Laio a sua volta era figlio di Labdaco il quale era figlio, di Polidoro nipote di Cadmo e, attraverso la madre Nitteide, nipote anche di Ctonio.