Eroi e Miti della Tomba François- Parte II
Sisifo pronipote di Prometeo e nipote di Deucalione, era figlio di Eolo ed Enarete.
Sposatosi con Merope, una delle Pleiadi (dal greco peleiades, colombe) figlie di Atlante e Pleione ed unica fra le sorelle ad avere come marito un mortale, ebbe tre figli Ornizione, Glauco e Sinone. La vita di Sisifo fu assai avventurosa e la sua esistenza trascorse fra un raggiro e l’altro cosa che comunque non gli impedì di fondare la città di Efira, dove vivevano uomini nati da funghi, che fu poi rinominata Corinto. In verità gli antichi lo ritenevano anche un uomo saggio e prudente ma le sue “raffinatezze” si manifestarono soprattutto nell’arte della scaltrezza e dell’astuzia con cui riusciva ad ottenere sempre qualcosa in cambio, tant’è che lo ritenevano il promotore del commercio. La vita di Sisifo fu costellata da numerosi avvenimenti dei quali ognuno è la storia di un’astuzia. Le male lingue ritenevano addirittura che fosse lui il vero padre di Odisseo, l’astuto per eccellenza, concepito con Anticlea la notte prima che la fanciulla sposasse Laerte. Questo sarebbe successo quando Sisifo, proprietario di una mandria di buoi bianchi, si accorse che i suoi capi diminuivano sempre di più mentre quelli del confinante Autolico, il padre di Anticlea, aumentavano. Insospettitosi, marchiò gli zoccoli delle sue mucche con il monogramma SS (altri dicono con la frase “Rubata da Autolico”) e, dopo l’ennesimo furto, seguendo le tracce degli zoccoli con altre persone del posto, giunse alle stalle di Autolico. Qui, mentre tutti discutevano con Autolico incolpandolo del furto, Sisifo vide Anticlea. Colpito dalla bellezza della nubenda entrò in casa e con lei generò Odisseo il rabbioso. Tuttavia la sua fama Sisifo la deve ad un altro episodio, tanto grave e tanto spiacevole, da vedersi inflitta dagli dei la pena eterna anche se assai complicato per Ade riuscire a chiuderlo nel Tartaro. Le cronache narrano che Zeus, come spesso gli accadeva, rapisse l’ennesima fanciulla: questa volta toccò ad Egina, figlia del fiume Asopo. Il padre disperato si mise in cerca della figlia ed un giorno passò da Corinto. Qui incontrò Sisifo che avendo visto quello che il capo degli dei aveva fatto, rivelò ad Asopo la sorte di Egina; in cambio ottenne che sull’acropoli di Corinto scaturisse una fonte d’acqua inesauribile. C’è da immaginarsi la reazione di Asopo contro Zeus che, sfuggitogli a fatica, scatenò la sua collera contro Sisifo contro cui inviò contro addirittura suo fratello Ade, il re del Tartaro. Ma l’eroe, più svelto di lei, lo mise in catene e per un certo tempo nessuno morì più sulla terra. Intervenne ancora Zeus a liberare Ade; il dio dei morti riprese nuovamente Sisifo e lo riportò nel Tartaro. Ma ancora una volta l’astuzia del figlio di Eolo ebbe la meglio sul volere degli dei; infatti, prima di partire per il viaggio finale, egli comandò alla moglie Merope di non celebrare i riti per la sua sepoltura, cosa inaccettabile anche per il padrone degli Inferi; per questo, chiesto udienza a Proserpina, ottenne il permesso di tornare in terra per redarguire la moglie affinché rimediasse alla mancanza. Promise che sarebbe tornato dopo tre giorni. Ma quando ebbe visto di nuovo l’aspetto del mondo, ed ebbe gustato l’acqua e il sole, la terra e il mare, pensò di non ritornare nell’ombra infernale. I richiami, le collere, gli avvertimenti non valsero a nulla. Toccò nuovamente ad Ade andarlo a riprendere con la forza e portarlo definitivamente nel Tartaro. Qui i giudici dei morti stabilirono che, per aver tradito il segreto di Zeus e per vari altri misfatti, gli sarebbe toccata una pena eterna che, nel suo caso, consisteva nel trasportare o spingere un macigno su una collina alla sommità della quale lo scoglio rotolava a valle e perciò Sisifo doveva ricominciare da capo. L’unica volta che posò il masso a terra su cui si sedette per piangere, fu quando Orfeo, sceso negli Inferi per chiedere Euridice ad Ade e Persefone, cantò una struggente preghiera. Da allora la moglie Merope, per la vergogna di avere un marito criminale e per di più nell’Oltretomba, abbondonò le sue sei sorelle in cielo e nessuno la vide mai più.
“Merope che abbandona le Pleiadi”- William- Adolphe Bouguereau (1884)
“Sisifo che trasporta il masso” Franz Von Stuck (1920)