Ritrovata nuova Tomba a Vulci
Ancora una straordinaria scoperta emerge dagli scavi della necropoli etrusca di Poggetto Mengarelli. Gli archeologi della Fondazione Vulci, coordinati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, hanno avuto come regalo di Natale il ritrovamento di una tomba femminile risalente al III-II sec. a.C. e avente nel suo corredo funebre alcuni oggetti a dir poco inusuali, che sembrano indicare che la persona sepolta avesse dimestichezza con trucchi e cosmetica, tanto da farla soprannominare la “Tomba della truccatrice”. La presenza di una custodia che in origine doveva essere in pelle, come testimoniano le tracce di materiale organico rinvenute, e della quale restano gli incavi per gli agganci in argento e due dei tre strumenti che essa doveva contenere e cioè un piccolo cucchiaio e una spatola, entrambi in bronzo, associata a rare perle di terre colorate usate per imbellettare il viso, rendono unico il rinvenimento. Tra gli oggetti recuperati risalta, oltre ad alcuni vasi in ceramica tra cui un laghinos (vaso a forma di bottiglia con collo lungo e sottile) e un piedino in bronzo a forma di arpia, un set di vasi in bronzo decorati a sbalzo ed ad incisione di tutto rispetto composto da uno specchio, una situla, un tegame, una piccola cista (contenitore per oggetti per il trucco femminile), un paio di forbici, uno strigile (oggetto generalmente maschile, usato dagli atleti per detergere il sudore e cospargere olio sul corpo) ed una borraccia ancora tappata. “Sarà interessantissimo analizzare il contenuto di quest’ultima, cercando di capire che cosa racchiudesse in origine e a quale importante liquido fosse lei dedicata. Le analisi dei reperti sono già in corso e sono già stati prelevati i campioni che saranno esaminati dal professor Rambaldi presso la Facoltà di Chimica dell’Università di Modena e Reggio Emilia”, spiega il direttore scientifico Carlo Casi. “La scoperta risalta ancor più se si pensa ai contatti che innesca con il mondo greco – orientale, qui ben testimoniati dalle terre colorate e dal laghinos, vaso che riempito di vino veniva portato in processione dalle donne in epoca Tolemaica ad Alessandria d’Egitto durante la festa religiosa che i Greci tributavano a Dioniso. Abbiamo, quindi, l’occasione di studiare un caso quanto mai originale ed interessante che ci aiuterà sicuramente a svelare un altro piccolo pezzo della storia di Vulci e dell’Etruria in generale.” – Afferma il Soprintendente Alfonsina Russo.