NECROPOLI DELL’OSTERIA, POGGIO MENGARELLI, TOMBA A BUCA
Nel corso di lavori di consolidamento e restauro che, nell’ambito del progetto per il Parco Archeologico Ambientale di Vulci agli inizi del 2001 hanno interessato il casaletto Mengarelli, ubicato sull’omonimo poggio, sotto il pavimento dell’unico ambiente che compone tale struttura è stata intercettata una tomba a buca. Essa consisteva in un pozzetto a sezione pseudoconica, rinvenuto privo di copertura, all’interno del quale era alloggiata un’anfora etrusca a figure nere della scuola del Pittore di Micali, ascrivibile in particolare al gruppo di Orbetello. All’interno del vaso, coperto da un piattello decorato da fasce, erano i resti di una cremazione riferibile ad un individuo di sesso femminile di età compresa fra i venti e i trenta anni. Con i resti combusti erano raccolti all’interno del vaso alcune ossa di un volatile (forse un colombo) e una coppia di alabastra in alabastro fratturati e intaccati dal fuoco, oltre ad una fibula bronzea e ad alcuni frammenti di elemento in avorio calcinato. Di particolare importanza è tale attestazione che, strettamente collegata al rito incineratorio, conferma la diffusione di una tipologia che, in precedenza testimoniata a Vulci nella tomba 3/1998 della Cuccumella , risulta più ampiamente documentata in altri siti, come ad esempio a Tarquinia ove sono noti ritrovamenti sia dell’Ottocento sia di epoca recente. Lo scavo ha posto in evidenza una chiazza di bruciato che adiacente alla tomba in esame non è chiaro se debba essere posta in rapporto con il rogo che ha preceduto questa sepoltura ovvero possa essere riferita alle tombe di età villanoviana che si concentrarono com’è noto a Poggio Mengarelli: riferibile ad epoca villanoviana è peraltro un raffinato pendente ornitomorfo in bronzo ivi rinvenuto. La presenza di tombe a buca in ambito di sepolcreto villanoviano è nota anche alle Arcatelle di Tarquinia.
Anna Maria Moretti Sgubini
Laura Ricciardi
Anfora etrusca a figure nere
H. 40,5 cm – diam. Bocca 18,5 / 18,9 – diam. Piede 13,7
Vulci, Museo Archeologico
Ricomposta una parte dell’imboccatura , abrasioni superficiali in corrispondenza di una metopa.
Argilla arancio , vernice nera opaca che campisce l’imboccatura ad eccezione dell’orlo, il collo, l’esterno delle anse, la spalla ad eccezione delle metope, l’ultimo inferiore del corpo e il piede salvo il fondo. Uso della linea incisa.
Alabastron
Parzialmente ricomposto. Alabastro
H. 11,5 – diam. all’orlo 2,5
Vulci, Museo Archeologico
Alabastra di alabastro sono stati rinvenuti in tutto il bacino orientale del mediterraneo, nelle colonie greche della Sicilia e della Magna Grecia, in Liguria, nel Lazio, a Roma e in Etruria. La produzione di questi oggetti, data la tradizione tipicamente egiziana di lavorare l’alabastro e la concomitante presenza di cave in questa regione del Mediterraneo, viene generalmente riferita a officine presenti a Naukratis anche se altri centri di produzione sono stati individuati a Rodi e in Fenicia.
Fibula
Integra. Bronzo fuso.
Lungh. 5,5
Vulci, Museo Archeologico
Fibula di bronzo senza patina ,con arco di verga di andamento acuto a sezione quadrangolare ed appendice terminale rialzata, intornato, molla a due avvolgimenti, staffa lunga con sezione a “C”. Rinvenuta all’interno dell’anfora è riconducibile al tipo von Elles 2101-2104, databile dalla fine del VII alla metà del VI secolo A.C.
Pendaglio di bronzo
Integro. Bronzo fuso.
Lungh. 7,7
Vulci, Museo Archeologico
Il pendaglio di bronzo, con patina verdastra, ottenuto a fusione piena mediante l’uso di una matrice a due valve, è stato rinvenuto all’interno di uno strato di materiale vegetale combusto presente nelle immediate vicinanze della tomba a buca. Configurato ad anatrella, ha un lungo e grosso becco rivolto leggermente verso l’alto che presenta , nella parte terminale, un’apofisi tondeggiante; il collo è allungato e cilindrico ed il corpo è stilizzato e sfinato, con coda orizzontale. La figura non presenta indicazioni di particolari interni. Inferiormente le zampe sono state trasformate in una basetta modellata in maniera piuttosto grossolana, che fa corpo unico con un perno a sezione cilindrica al quale è stato successivamente fissato un disco di bronzo fuso. Al perno, che termina con un cerchio a sezione circolare , è agganciato un anello di bronzo, anch’esso a sezione circolare , che trattiene la parte terminale del pendaglio. Questa a sua volta è costituita da due ornamenti di bronzo con estremità a spirale, attualmente unite anche se non perfettamente coincidenti.
Le due terminazioni, di dimensioni pressoché identiche, vennero sicuramente realizzate con la stessa matrice; è altresì ipotizzabile che in origine le stesse fossero staccate e la loro attuale disposizione sia conseguente all’azione di una fonte diretta di calore, cui peraltro risultano essere stati esposti tutti gli altri oggetti rinvenuti all’interno dell’anfora. Questo tipo di ornamento presenta confronti iconografici con oggetti simili rinvenuti in contesti archeologici dell’Etruria Padana, collocati genericamente nel V secolo A.C.
VULCI, PARCO NATURALISTICO ARCHEOLOGICO
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