Eroi e Miti della Tomba François- Parte V
Aiace Oileo
“Aiace, il migliore a far liti, senza buon senso, tu in tutto e
resti inferiore agli Argivi, perché hai testa dura.” (Iliade, XXIII,483-484.)
Aiace Oileo, o Aiace di Locride, era figlio di Oileo, uno degli Argonauti, e di Eriopide (o, secondo altre tradizioni, della ninfa Rene). Piccolo di statura, portava una corazza di lino e la sua principale abilità era la velocità nella corsa. Capo dei Locresi ed abilissimo arciere, come arcieri erano i soldati guidati da lui, divenne famoso in tutta la Grecia data la sua abilità nel tiro con l’arco nella corsa e nell’uso della fionda che portava legata alla caviglia destra, ma soprattutto perché aveva un carattere particolarmente rozzo ed arrogante.
Non conosciamo molto della sua vita nel periodo anteriore alla guerra di Troia. Di certo ebbe un fratellastro, Medonte, che cadde a Troia durante la battaglia presso le navi degli Achei mentre Aiace Oileo insieme ad Aiace Telamonio faceva una barriera a difesa delle navi. Quando Aiace Telamonio venne ferito lui rimase l’unico eroe acheo che tenne testa ai Troiani e, fino al rientro di Achille, fu certamente il più valoroso degli eroi greci che difendevano le navi. Nelle battaglie a cui prese parte si distinse per la sua efferata crudeltà e per la totale mancanza di pietà nei confronti del nemico. Spregiatore degli dei, fu punito da Atena per la sua tracotanza tanto che durante i giochi funebri in onore dell’eroe Patroclo, scivolò cadendo nel letame e la corsa fu vinta da Odisseo (Iliade, XXIII).
Durante la notte della presa di Troia non esitò a violentare Cassandra nei pressi dell’altare di Atena. La stessa Cassandra cercò anche di resistere aggrappandosi al simulacro della dea, ma Aiace trascinò via con violenza la ragazza facendo cadere anche la statua.
Per questo motivo, Atena punì tutti i combattenti greci rendendo loro difficile il ritorno in patria sollevando presso il capo Cafereo nell’Eubea chiamato xilofago “mangia legna” ossia divoratore di navi, una violenta tempesta contro i Greci che tornavano in patria, disperdendo la loro flotta. In quell’occasione Aiace Oileo fu precipitato in acqua, ma per la protezione di Poseidone, si salvò sugli scogli Girei e l’avrebbe scampata, se non avesse proferito parole offensive agli dei urlando verso il cielo che, anche contro la loro volontà, era riuscito a sfuggire alla morte. Poseidone allora spezzò col tridente lo scoglio su cui Aiace era salito e così l’eroe annegò.
Un’altra leggenda narra che egli sarebbe stato invece colpito da Atena col fulmine di Zeus.
Una tradizione sicura testimonia che i Locresi, colpiti da una pestilenza, avendo interrogato l’oracolo delfico, ebbero come risposta che la ragione di tale rovina era il misfatto di Aiace che tanto aveva sdegnato Atena. Apollo per questo imponeva di mandare, quale compenso per la sacerdotessa violata, due fanciulle come ierodule nel tempio di Atena a Troia.
Gli abitanti accolsero a sassate le sacerdotesse, ma queste riuscirono ad insinuarsi nel tempio. Questo “tributo”, interrotto nel 345 a.C., quindi circa mille anni dopo la presa di Troia, fu rinnovato nel secolo III d.C., come prova un’epigrafe che, ritrovata recentemente, documenta come le ragazze, provenivano da famiglie che riconducevano la loro origine ad Aiace Oileo.